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La mia nuova avventura

Alla fine di gennaio concluderò la mia esperienza ad “A Sua Immagine”. Ho infatti vinto un concorso in Rai per giornalisti e sto per iniziare il mio lavoro nelle testate del più prestigioso e grande editore italiano che è la Rai. Dice Lorenzo Jovanotti in una sua bella canzone: «Se non avessi voluto cambiare, oggi sarei allo stato minerale. Mi butto, mi getto, tra le braccia del vento!». 

Ho condotto “A Sua Immagine” per quasi sei anni e ho contribuito in maniera significativa a cambiare una trasmissione che aveva la mentalità del programma di nicchia. Siccome io non credo che la fede sia una cosa di nicchia, ecco la chiave del cambiamento. Che non ho fatto da solo: non sarei andato da nessuna parte senza il gusto dei registi dello studio e la capacità di racconto dei registi delle esterne, senza i montatori, senza le persone che con me sono stati autori in questi sei anni, senza la produzione e senza la segreteria.

GLI ASCOLTI

Io e tutta la redazione abbiamo visto crescere in modo esponenziale gli ascolti, che in alcuni casi (penso al confronto su alcuni specifici mesi dell’anno), sono addirittura triplicati. E quindi grazie e grazie molte a voi!

IL GIORNALE

C’è poi la storia del settimanale cartaceo. Quanta fatica per far nascere la mamma della rivista che ora è in edicola e che in breve arrivò a toccare i 70 mila abbonati via mail(mi riferisco a quella prima versione che spedivamo solo via mail e che godeva del conforto dei vescovi italiani,  i quali scrivevano il commento al Vangelo di ogni giorno della settimana).

LE MAMME E IL LAVORO

Il trofeo che porto a casa però sono le mamme che hanno guardato il programma qualche giorno prima o addirittura qualche ora prima dell’appuntamento con il medico per la pratica dell’aborto. E quel giorno la trasmissione parlava di loro, di giovani mamme come loro, e lo faceva con i volontari del Movimento per la Vita, spesso giovani anche loro. Beh, ho saputo che una settantina di ragazze, nelle varie occasioni in cui abbiamo parlato di aiuto alla vita nascente, ha cambiato idea e ha fatto nascere il bambino. È una bella sensazione. Ringrazio ancora quella mamma che ha voluto mandarmi in regalo il suo Rosario. Così come sono nate imprese di lavoro dopo le nostre puntate con il Progetto Policoro, il progetto CEI per i giovani imprenditori.

IL DONO

È l’intervista a Papa Benedetto XVI, un uomo grande che con noi ha fatto una cosa mai vista prima in TV.

ORA

Quante altre cose sono accadute! Ora la responsabilità è di chi arriva. Io lascio tutti gli indicatori col segno più. Auguri! Lascio pure la rivista in edicola, a cui prima che nascesse ho regalato molte idee. Le strade ora si dividono ma alle proprie creature non si può che augurare buona fortuna.

Cosa vado a fare? Ho vinto un Concorso in Rai e insieme ad altri colleghi di altre trasmissioni entrerò nelle testate giornalistiche, iniziando dalla TGR. Lascio per crescere, lascio per fare meglio, da interno e non più da esterno, il mio lavoro nella più grande azienda culturale del Paese.

Ho vinto un Concorso e siccome i giornalisti entrati in Rai per concorso, da Paolo Frajese a Bruno Vespa, sono diventati maestri del mestiere, mi piace sottolineare questo aspetto.

Maestro Brando!

Ho lavorato con Brando Giordani per 7 mesi a TV2000, 7 mesi bellissimi.

Ho condiviso la stanza con lui da settembre 2007 ad aprile 2008, tutti i giorni della settimana.

Gli ho fatto domande sulla storia e sulle persone, abbiamo parlato di lavoro e di famiglia. Ho visto il suo metodo e ho cercato di impararlo. Ho ammirato la sua instancabile marcia.

Quello che dicono oggi i giornali è tutto vero: Brando è stato un genio, un gentiluomo, una persona intelligente e ironica, sensibile fino al punto di restare male.

Ha inventato metà della televisione che è entrata nella storia (lui  ha voluto il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Credere non credere di Zavoli, Il Fatto di Enzo Biagi, Carramba in tutte le sue edizioni, Pronto? Raffaella, Odeon, Colosseum…).

Ma c’è una cosa, su tutte, per cui dico grazie a Brando: perchè non ha temuto di raccontare ai più giovani i segreti del mestiere.

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