Quello che sta accadendo in Italia in questi giorni andrebbe fotografato, per essere studiato tra qualche mese, freddamente.
Sta accadendo che pezzi spontanei della società civile, famiglie, si stanno organizzando per dire ad alta voce che sì, i bambini hanno diritto ad un padre e una madre, e no, non esiste il diritto degli adulti ad avere figli.
Figli che, nel caso di coppie omosessuali, potrebbero arrivare solo dalla pratica dell’utero in affitto, vietata in Italia ma possibile all’estero, per lo più pagando.
Il timore è che la stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del partner, si collochi nell’orizzonte di questa pratica. Non prevedendola, perché in Italia è proibita, ma perimetrandone le conseguenze, circoscrivendone gli effetti se realizzata all’estero.
La piazza di sabato 30 gennaio dice no a questo. Certo, vogliono far credere che sia una piazza rissosa, retrogada e minoritaria, ma in realtà è quella stessa piazza, e chi vi si avvicina, a ricevere gli insulti (basta vedere cos’è successo pochi giorni fa per lo sconto offerto da Italo), mentre i sondaggi confermano che le sue posizioni sono pienamente maggioranza.
La cosa sorprendente, che andrebbe studiata, è però che si tratta di una piazza senza padri.
Non c’è, dietro, l’organizzazione di un partito o di un sindacato e neppure il carisma di un leader. E rispetto al Family Day del 2007 le novità sono evidenti: lì i canalizzatori c’erano, c’era una battaglia politica, c’era un appuntamento fissato dai vescovi. E non tutte le associazioni che affollavano allora San Giovanni si sentivano nel posto giusto, non tutte erano convinte di quei metodi, qualcuna era recalcitrante ma “doveva” esserci.
Questa volta, in un certo senso, è accaduto il contrario. Sono stati i vescovi che hanno dovuto prendere atto di quanto era già naturalmente sorto nella società, e forse con sollievo si sono accorti della novità di un laicato cresciuto fuori dai riti classici del protagonismo laicale di un tempo, ma non per questo meno vivo e acceso.
La novità è straordinaria perché questa piazza esiste in se stessa. Non è costruita su affinità politiche o ecclesiali. Anzi, le associazioni, i movimenti, questa volta, sembrano in affanno: qualcuno mette il cappello su una piazza che è già piena, qualche altro si sfila. E anche questo è un fatto nuovo di cui dovremo discutere.
La novità è che non solo non c’è un partito alle spalle ma non c’è neppure davanti, ovvero da domenica 31 o lunedì 1 non ci sarà nessuno a raccogliere il testimone di questa piazza. Siamo di fronte ad un vuoto di rappresentanza totale. Ma questo è un problema dei partiti, non di quella piazza.
Ricordate infine quelle mille discussioni sulla rinascita di un partito cattolico, culminate negli incontri di Todi (2011 e 2012)? Fallì tutto. Per mille motivi, ma anche perché quello era il tentativo di un parto in provetta. Mentre la politica è carne. E questa piazza non è in provetta.
Il condottiero che anima le nostre ragioni di vita è è resterà sempre Nostro Signore Gesù Cristo che ci ha indicato la strada maestra in maniera chiara ed incontrovertibile e siamo noi ad amare le differenze e doniamo tutto il nostro amore fraterno a tutti i nostri fratelli nel rispetto ciascuno delle ragioni dell’altro ma nel rispetto delle regole e senza dovere usare per questo gli innocenti e cioè i BAMBINI, per i quali sogno un mondo dove possano ancora chiamare a voce alta “Papà – Mamma”. Ricordo a me stesso e non solo che il dialogo è l’unica vera opportunità per chi ha un pensiero differente dal nostro.