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Quando Benedetto rispose alla piccola Elena (VIDEO)

Nella sua infaticabile azione per dare ragione della Speranza Papa Benedetto il 22 aprile del 2011 accettò di rispondere alle domande dei telespettatori. Non era mai accaduto prima.

Una proposta folle, la nostra. Ma il Papa rispose Sì.

Dovevano essere solo tre, poi ne arrivarono talmente tante che chiedemmo al Papa di potergliene rivolgere sei, che alla fine diventarono sette, quando se ne aggiunse una da un Paese in guerra.

Un momento dell’intervista a Papa Benedetto XVI

I telespettatori di A Sua Immagine tirarono fuori domande bellissime, drammatiche, vere, di una potenza incredibile.

Per esempio Elena, 7 anni, dal Giappone (con una nonna italiana).

Aveva perso i suoi amici nel terremoto di un mese prima (il più forte della storia del suo Paese, quasi 16 mila morti, senza contare i danni alla centrale nucleare di Fukushima): “Ho tanta paura perché la casa in cui mi sentivo sicura ha tremato e molti miei coetanei sono morti. Non posso andare a giocare nel parco. Chiedo: perché devo avere tanta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza? Chiedo al Papa, che parla con Dio, di spiegarmelo”.

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Da cosa il Papa non si dimette

Su A Sua Immagine Settimanale ora in edicola, c’è un mio articolo. Lo ripropongo qui –

ECCO DA COSA IL PAPA NON SI DIMETTE

I diritti d’autore dei suoi libri? Mai intascati. E poi c’è quel “fioretto del silenzio”. Vi racconto episodi della vita di Ratzinger che non conoscete.

Il giorno in cui uscirà questo numero è lo stesso in cui il Papa salirà a bordo di un elicottero per scomparire in una vita di preghiera.

Io spero che questa vita non sia claustrale, spero di rivederlo, di leggere ancora i suoi libri, spero che la voce più autorevole che la teologia cattolica abbia avuto negli ultimi 30 anni, l’intellettuale più profetico, più lucido e per questo più attaccato degli ultimi decenni, continui a coltivare il dono della parola per il bene della Chiesa e del mondo.

Lo spero, mentre vedo assottigliarsi il fronte dei critici di Ratzinger, completamente conquistati da questo gesto delle dimissioni, inconsueto e scandaloso perché siamo abituati a gente che s’incatena alle poltrone, altro che lasciarle.

E un po’ sorrido perché gli applausi arrivano sempre a tempo scaduto: almeno per i Papi è così.

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Corigliano: La sveglia e la fede

Credo nella collaborazione fra blog. Così rilancio con gusto un bel post di Pippo Corigliano dal suo blog pippocorigliano.blogspot.it/, dedicato ad un piccolo grande consiglio pratico: la sveglia nell’Anno della fede.

Lo trovo molto interessante e molto utile. Anche perché dobbiamo recuperare un’interpretazione concreta del vivere la fede, fatta forse anche di piccoli gesti ma che comunque siano gesti, concreti!

Grazie a Pippo e buona lettura!

dal blog di Pippo Corigliano:

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Intervista su davidemaggio.it

Su www.davidemaggio.it, il sito dedicato alla televisione, più cliccato d’Italia, è stata pubblicata una bella intervista che mi ha fatto il bravo Marco Leardi. 

Nell’intervista provo a ribaltare alcuni luoghi comuni (ad esempio: Benedetto XVI è un Papa profondamente mediatico, perchè ha dentro il codice fondamentale della televisione contemporanea, quello del talk-show: è o no il Papa che preferisce rispondere a braccio alle domande, piuttosto che leggere testi  preparati?).

E poi dico la mia su un pò di cose.

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Il grande talento di Toniolo

Lunedì scorso ho moderato la presentazione del libro di Ernesto Preziosi,Giuseppe Toniolo. Alle origini dell’impegno sociale e politico dei cattolici” (Paoline, 2012). Introducendo i lavori ho detto che tra i grandi talenti di Giuseppe Toniolo c’è stato quello di aver saputo dialogare/collaborare/lavorare con i vescovi, in un’epoca in cui non era ovvio che avvenisse.

Ho poi constatato  che negli ultimi 20 anni, dopo il crollo della DC, la dinamica dei rapporti tra cattolici impegnati in politica e vescovi  è stata stretta tra due poli, tra: «Io sono un cattolico adulto», frase spiritualmente senza senso ma politicamente incazzosa, pronunciata da Romano Prodi, allora premier, contro il card. Ruini (epoca dei Dico), e dall’altra parte: gli atei devoti, che ai più appaiono lesti a risolvere favori più che testimoni di fede, che anzi se ne guardano bene dall’esserlo o dal dichiararsi.

Due opposti estremi, da cui verrebbe fuori che non c’è alternativa tra rissa e  zerbinismo, chiamiamolo così (vedi zerbino).

Ma così non va! E così non andremo da nessuna parte!

Il grande talento di Toniolo è stato quello di essere un cattolico autentico, capace di originalissimi contributi, capace di aiutare i vescovi a superare alcuni ritardi culturali (il rifiuto della democrazia, ad esempio), capace di farlo senza polemiche, senza scontri, senza falsità ma anche senza zerbinismi (appunto).

Un rapporto maturo, adulto (questo sì), responsabile da entrambe le parti.

Forse è per questo che a voce forte, il Papa e i vescovi chiedono che si faccia avanti una nuova generazione di politici cattolici, perchè se una nostalgia c’è è quella di un laicato alla Toniolo.

E’ curioso che dobbiamo guardare indietro, a prima del Concilio, per trovare felici esempi da applicare oggi in pieno post Concilio. Sarebbe bello indagare perchè.

Alla presentazione del libro hanno partecipato: Ernesto Preziosi, lo storico Agostino Giovagnoli, il presidente dell’AC, Franco Miano, il presidente delle ACLI, Andrea Olivero.