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Il grande talento di Toniolo

Lunedì scorso ho moderato la presentazione del libro di Ernesto Preziosi,Giuseppe Toniolo. Alle origini dell’impegno sociale e politico dei cattolici” (Paoline, 2012). Introducendo i lavori ho detto che tra i grandi talenti di Giuseppe Toniolo c’è stato quello di aver saputo dialogare/collaborare/lavorare con i vescovi, in un’epoca in cui non era ovvio che avvenisse.

Ho poi constatato  che negli ultimi 20 anni, dopo il crollo della DC, la dinamica dei rapporti tra cattolici impegnati in politica e vescovi  è stata stretta tra due poli, tra: «Io sono un cattolico adulto», frase spiritualmente senza senso ma politicamente incazzosa, pronunciata da Romano Prodi, allora premier, contro il card. Ruini (epoca dei Dico), e dall’altra parte: gli atei devoti, che ai più appaiono lesti a risolvere favori più che testimoni di fede, che anzi se ne guardano bene dall’esserlo o dal dichiararsi.

Due opposti estremi, da cui verrebbe fuori che non c’è alternativa tra rissa e  zerbinismo, chiamiamolo così (vedi zerbino).

Ma così non va! E così non andremo da nessuna parte!

Il grande talento di Toniolo è stato quello di essere un cattolico autentico, capace di originalissimi contributi, capace di aiutare i vescovi a superare alcuni ritardi culturali (il rifiuto della democrazia, ad esempio), capace di farlo senza polemiche, senza scontri, senza falsità ma anche senza zerbinismi (appunto).

Un rapporto maturo, adulto (questo sì), responsabile da entrambe le parti.

Forse è per questo che a voce forte, il Papa e i vescovi chiedono che si faccia avanti una nuova generazione di politici cattolici, perchè se una nostalgia c’è è quella di un laicato alla Toniolo.

E’ curioso che dobbiamo guardare indietro, a prima del Concilio, per trovare felici esempi da applicare oggi in pieno post Concilio. Sarebbe bello indagare perchè.

Alla presentazione del libro hanno partecipato: Ernesto Preziosi, lo storico Agostino Giovagnoli, il presidente dell’AC, Franco Miano, il presidente delle ACLI, Andrea Olivero.

Per ricordare don Dante Sabinis

Oggi sono 5 anni che un sacerdote fondamentale per la crescita umana e spirituale mia e di migliaia di ragazzi è salito in cielo.

Un autentico maestro della nostra adolescenza, una guida verso Cristo, l’uomo che ci ha fatto amare la Chiesa, il tipo di sacerdote che auguro ad ogni ragazzo di incontrare quando si avvicina per la prima volta in parrocchia, quello a cui penso quando si parla di educazione ed educatori.

Don Dante Sabinis è stato il più grande partner delle nostre famiglie, sotto certi aspetti la più grande benedizione che potessero attendersi per noi.

La sua persona resta indimenticabile e non solo per la parrocchia di Santa Teresa, Osservanza di Catanzaro e non solo per quelli che lui chiamava «i miei giovani», un popolo di gente nel frattempo cresciuta dove il più grande è sui 50 anni e i più piccoli fanno oggi la scuola superiore.

Ed è per questo che qualche mese fa, quando Patrizia Ruscio e le Paoline mi hanno chiesto di partecipare ad un libro dedicato agli incontri che cambiano la vita, ho detto sì e ho pensato a lui.

 

Il libro è uscito in queste settimane: Quella volta un Angelo. Incontri che cambiano la vita. La cura è di Patrizia Ruscio, l’editore Paoline e oltre al ricordo mio di don Dante ci sono (tra gli altri) i ricordi le esperienze di Francesca Archibugi, Rita Coruzzi, Maria Grazia Cucinotta, Carla Fracci, Simona Marchini, Alessio Boni, Lucio Dalla, Fabrizio Gifuni, don Antonio Mazzi, Ennio Morricone e altri.

Se vi capita in libreria, dategli un’occhiata.

E a don Dante, a 5 anni dalla morte, il nostro ricordo e la nostra preghiera.

Scheda libro da www.paoline.it