QUANDO STAINO CENSURAVA PER SANDRA MILO

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Nel dibattito sulla libertà di stampa seguito alla strage di Parigi, c’è un racconto, a tratti molto divertente, fatto da Giacomo Poretti di Aldo, Giovanni e Giacomo su Avvenire. Ve ne riporto alcuni brani.

CENSURATI PER SANDRA MILO

Nel lontano 1993, come trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, subimmo l’unica censura della nostra carriera di comici: partecipavamo alla trasmissione Celito Lindo di Rai3 e nel ruolo dei vecchietti avremmo voluto commentare l’indiscrezione che Sandra Milo avrebbe concepito, come ci si esprimeva allora, un bimbo in provetta all’età di 60 anni; la battuta era questa: «Sai cosa ha detto il bambino quando ha visto per la prima volta Sandra Milo?». «No». «Ciao nonna!». Il responsabile degli autori, Sergio Staino (ovvero Bobo), disse che dovevamo togliere la battuta, altrimenti non saremmo andati in onda. Potevamo forse mettere a repentaglio la nostra carriera perché ad un rigido burocrate della comicità si era ristretto il concetto di ironia?

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I GATTI (DI PELUCHE) NON SI TOCCANO

Quattro anni fa, per il nostro film La banda dei Babbi Natale un’organizzazione di animalisti organizzò una vibrata protesta perché in una scena Giovanni (sempre lui !) prendeva a calci un gatto di peluche. La stessa organizzazione non vide , o non volle vedere, che qualche scena dopo l’attrice Mara Maionchi, nel ruolo di una odiosa suocera, veniva sedata a forza e buttata in un cassonetto. Nessuna organizzazione a difesa delle suocere si è fatta viva. Perché? Conta più un peluche di una suocera? La conosco la risposta dei più, ma è irriferibile, e soprattutto la mia era una domanda retorica rivolta a quelli che hanno il cervello più ottuso di un gatto di peluche.

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E NESSUNO CHE DIFENDE GIACOMO

Qualche anno fa, un organismo deputato alla sorveglianza dei contenuti pubblicitari, dopo aver visionato un nostro spot, decise di impedire la messa in onda dello stesso perché nel finale un cagnolino finiva in lavatrice; lo abbiamo modificato e Giovanni (ancora lui!) si limitava ad accennare il gesto, ma il cane era salvo dalla centrifuga. È curioso sapere che due settimane più tardi, in un altro spot, un attore, uomo, anzi un omino, di nome Il Sottoscritto, finiva nella stessa lavatrice, e questo con il nulla osta degli organi competenti.

NON VOLTAIRIANI, SIAMO SCHIZOFRENICI

Qui torno a parlare io. Per dire che non è vero che siamo illuministi, non è vero che siamo voltairiani, non è vero che saremmo disposti a morire per l’espressione di idee che non condividiamo (quanti martiri a parole, citando l’aforisma di Voltaire: “Combatto la tua idea, diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu possa esprimerla liberamente”). Non siamo voltairiani, siamo schizofrenici. 

Organi competenti censurano tranquillamente spot dove animali (nella finzione cinematografica) finiscono in lavatrice; e la libertà di satira?

Gli animalisti protestano per un gatto di peluche (ripeto: di peluche!) preso a calci; e la libertà di espressione? Direte che quello è incitamento alla violenza. Ma perché non c’è violenza nei nostri media? E poi nessuno protesta se in quelle scene al posto degli animali ci sono donne e uomini. Quindi la violenza non c’entra.

Siamo schizofrenici, con il rispetto alternato, un’indignazione a senso unico, una libertà tirata come un elastico, quando serve.

La religione è tra i temi spernacchiabili, per esempio, e non è illuminismo, è solo banale luogo comune.

Qui trovate l’articolo di Giacomo Poretti in versione integrale.

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