Umberto Eco e l’Azione Cattolica

La storia è nota ma il 3 gennaio Umberto Eco l’ha ripresa rispondendo ad una domanda di Antonio Gnoli su Repubblica, prima del suo ottantesimo compleanno (il 5 gennaio, auguri!).

Domanda (senza il punto interrogativo): «Lei ha militato nella Gioventù Cattolica».

Risposta: «Ero nel gruppo dirigente. Poi ci fu il famoso caso di Mario Rossi, il presidente dell’associazione giovanile dimessosi in contrasto con Luigi Gedda. Gedda era il presidente di tutta l’Azione Cattolica e pretendeva che il movimento si schierasse elettoralmente con la Dc, il Msi e i monarchici. Fu rottura. Arrivarono i provvedimenti disciplinari. L’Osservatore Romano ci definì comunisti. Mentre, in realtà, noi leggevamo Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier».

Ripeto, la storia è nota ed è pure monca della parte in cui l’allora mons. Montini si prese cura, dando un aiuto sostanzioso, cioè firmando un assegno, di quei giovani in rottura con l’Azione Cattolica.

Quello che mi colpisce però sono le ultime frasi della risposta:

«L’Osservatore Romano ci definì comunisti. Mentre, in realtà, noi leggevamo Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier».

La domanda è: cos’è successo, dopo?

Se leggi Maritain e Mounier a 20 anni, e ti trasmettono qualcosa, e infatti te lo ricordi ad 80, come puoi per colpa di Gedda buttar via tutto?

E’ possibile che la politica possa annullare un’intera formazione cristiana?

Può un punto di vista diverso sulle strategie politiche, far saltare il banco? E il banco non è la fede (non so Eco creda ancora in quel Dio che pure ha servito da giovane), ma è l’abito del cristiano: la maturazione dell’incontro con Cristo, la consapevolezza di essere chiamati, la scoperta del dono di sè e del talento ricevuto, la necessità della missione.

Quella di Eco è la generazione che ha avuto Montini per padre, prima ancora che diventasse Papa. Ed è finito tutto per uno brutto pasticcio orchestrato da Gedda?

Lo chiedo non al grande prof. Eco ma al giovane Umberto, che in quelle stesse stanze dell’Azione Cattolica, se avessi avuto qualche anno di più, avrei certamente incrociato, perché poi quelle stanze le ho frequentate anch’io.

Cosa gli è rimasto di Maritain e Mounier? E di Gesù?

La storia, tragica, di una Generazione che ha preferito fuggire più che combattere, cambiare se stessa più che cambiare il mondo.

8 commenti su “Umberto Eco e l’Azione Cattolica”

  1. Grazie delle segnalazioni Rosario, ci sono dei bei spunti di riflessione anche per i giovani che non conoscono bene la storia.

  2. Attenzione a parlare di Gedda secondo una “letteratura” che lo dipinge a tinte losche. Non banalizziamo le scelte di un Presidente, ma approfondiamo quel periodo tutti insieme, noi di Ac. Grazie per lo spunto Rosario

  3. Non condivido l’analisi. Credo che l’Azione Cattolica e la Chiesa tutta dovrebbero mettersi prima in ascolto delle migliaia di persone che, come Eco, hanno avuto in gioventù una formazione cristiana e si ritrovano poi su fronti opposti. Più che domandarsi cosa è rimasto loro di Maritain, Monier e di Gesù (domanda che nasconde già un giudizio di valore, ma chi siamo noi per giudicare l’intimo umano?) dovremmo domandarci se l’Azione Cattolica e la Chiesa abbiano testimoniato, attraverso le loro scelte di campo, quei principi. Eco e la sua generazione sono fuggiti o sono stati in un certo senso cacciati? Preferisco pormi di fronte ai fatti con il dubbio e le domande, più che con il dito inquisitore puntato.

  4. Il giovane Umberto Eco continuò a collaborare firmando con uno pseudonimo alcune sceneggiature di cineromanzi per il Vittorioso. A distanza di tanto tempo la memoria può essere difettosa, ma così ricorda Domenico Volpi, allora redattore della mitica rivista della Giac.

  5. credo che l’analisi di rosario fosse volutamente semplicistica. non banale. mi pare anche sia riuscita nell’intento di suscitare un confronto. bello l’avvicendarsi di voci qui, anche di diverse generazioni. poi mi pare anche che rosario abbia chiarito che il banco che Eco ha fatto saltare non è quello della fede (quindi del suo rapporto con Cristo) ma quello dell’abito del cristiano, al quale però aggiungerei il punto dell’appartenenza ecclesiale o addirittura della comunione ecclesiale. ed è su questo punto che si concentrano i miei interrogativi maggiori. un tratto della personale esperienza ecclesiale, per quanto difficile, può legittarmi ad uscirne?
    bello poi Maritain. tanto umano. tanto cristiano!

  6. Ringrazio Marco Franchin che ha interpretato molto bene le mie parole.

    A Paola Cimarra segnalo che al 32° rigo del mio post, dico esattamente quello che lei sostiene.

    Quindi siamo d’accordo.

    In discussione non c’è la fede.

    La mia è semplicemente una domanda, che rivolgo ad un giovane di tanti anni fa.

    M’interessa un percorso umano.

    Non giudico, domando.

    Il dito puntato, Paola, a leggere il tono, forse è il tuo.

E tu che ne pensi?