Qui il tweet che ho scritto ieri, poche ore dopo l’ultima puntata di A Sua Immagine:
Felice del lavoro che ho fatto ad #asuaimmagine #rai1 e ora via alla nuova avventura in #rai! Grazie per tutti i messaggi. (@rosariocarello)
18 ottobre – Dal numero 43 di Famiglia Cristiana, intervista del bravo Eugenio Arcidiacono –
7 ottobre 2012 –
Intervista di Marco Leardi –
Ogni settimana lo vediamo parlare di fede rivolgendosi a tutti. Non credenti compresi. Rosario Carello è il volto più rappresentativo dell’informazione religiosa di Rai1. Dal 2008 conduce A Sua Immagine, il programma d’approfondimento culturale in onda il sabato pomeriggio alle 17.10 e la domenica mattina dalle 10.30. La sua è una vocazione e una sfida allo stesso tempo: in un contesto socio-mediatico che trascura la spiritualità, Rosario riesce a portare in tv la testimonianza cristiana e il racconto dei grandi eventi ecclesiali. Il riscontro di pubblico è positivo e crescente, ma – come il giornalista ha raccontato a DM – non si tratta di un ‘miracolo’. Il segreto, infatti, sta in buona parte nell’approccio utilizzato dal suo programma.
Abbiamo cercato un modo popolare per raccontare la fede, che nel nostro Paese è un fatto rilevante per tante persone. Il sabato pomeriggio, ad esempio, presentiamo le storie quotidiane di chi, grazie al Vangelo, ha fatto qualcosa di importante. La gente, anche se non sembra, ha dei motivi per pregare e per farsi delle domande di fede. Questi interrogativi nessun programma li pone e noi invece lo facciamo, con un successo che ci dà ragione: negli ultimi quattro anni abbiamo raddoppiato gli ascolti.
Da chi è composto il vostro pubblico?
Ho lavorato con Brando Giordani per 7 mesi a TV2000, 7 mesi bellissimi.
Ho condiviso la stanza con lui da settembre 2007 ad aprile 2008, tutti i giorni della settimana.
Gli ho fatto domande sulla storia e sulle persone, abbiamo parlato di lavoro e di famiglia. Ho visto il suo metodo e ho cercato di impararlo. Ho ammirato la sua instancabile marcia.
Quello che dicono oggi i giornali è tutto vero: Brando è stato un genio, un gentiluomo, una persona intelligente e ironica, sensibile fino al punto di restare male.
Ha inventato metà della televisione che è entrata nella storia (lui ha voluto il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Credere non credere di Zavoli, Il Fatto di Enzo Biagi, Carramba in tutte le sue edizioni, Pronto? Raffaella, Odeon, Colosseum…).
Ma c’è una cosa, su tutte, per cui dico grazie a Brando: perchè non ha temuto di raccontare ai più giovani i segreti del mestiere.