DIBATTITO. Le domande di una mamma

VITA DA MAMMA. Non migliora certo con la modernità
VITA DA MAMMA. I partiti non si preoccupano certo di questo

Una mamma scrive a «Famiglia Cristiana» una domanda e 2 opinioni:

«E’ giusto delegare l’educazione dei figli ad una governante, così che la madre possa dedicarsi al lavoro?»

«Trovo offensivo sostenere che, se si vuole, si può conciliare famiglia e lavoro»

«Vale più la qualità del tempo che dedichiamo ai figli? Io ritengo fondamentale la “quantità”»

 Diamo voce ad un tema espulso dal dibattito pubblico

 

MAMME. La politica non si occupa certo di loro
MAMME. Chi aiuta le giovani mamme italiane?

Nell’assenza della politica, troppo impegnata a parlare di sè, questo tema è stato allontanato dal dibattito pubblico.

Provo, utilizzando il sito e i mezzi con cui oggi è possibile fare opinione, a rimetterlo in circolo.

Di seguito alcuni passaggi di una lettera di una mamma a Famiglia Cristiana (numero 37, 13/9/2009).

Non sappiamo quanti anni abbia: forse  30. Si capisce però che ha una carriera per le mani: forse professionale, forse politica. Ma ha anche dei figli.

E improvvisamente le si aprono due strade che sembrano inconciliabili, perchè inconciliabili? Per l’ottusità di una politica che ha priorità tutte sue, lo sono diventate.

Vi propongo le parti più intense di questa lettera:

«Che significa saper conciliare lavoro e famiglia? Quando mi capita di leggere articoli dove si afferma che la tale imprenditrice riesce a conciliare gli impegni extradomestici con la realizzazione coniugale e familiare, con un senso di nausea, passo velocemente ad altro».

«Chiediamoci: è buona la scelta di delegare l’educazione dei figli a una governante, così che la madre possa dedicarsi al lavoro o ad altre attività sociali e politiche? Che ne dicono i figli e il coniuge? E ancora, cosa pensano gli animatori degli oratori e delle varie associazioni cattoliche (cui è delegata buona parte dell’educazione) di figli lasciati troppo soli in casa, liberi di “sbattersi” fra computer, televisione, cellulare, i-Pod, quante ore vogliano, sulla base di una fiducia genitori-figli, che un adolescente può non avere la forza di onorare?».

«Le donne che hanno più di un figlio e che vogliono seguirne la crescita, hanno dovuto scegliere di non realizzarsi nella professione desiderata, perché troppo rigida negli orari pomeridiani, troppo onerosa. Hanno accettato una condizione economica più svantaggiata. Eppure, generando figli, esse svolgono un servizio sociale di altissimo livello; favoriscono la futura economia, l’occupazione lavorativa, il sistema pensionistico, l’assistenza sociale e altro ancora! La professione mamma non è “monetizzabile”, anche se è una ricchezza straordinaria per la società, perché quando viene a mancare, questa si disumanizza sempre più».

«Tutte le donne impegnate nella politica dovrebbero unirsi nella decisa richiesta di un fisco più equo, basato sul “quoziente familiare“, perché fare politica è realizzare giustizia, senso civico, uguaglianza, benessere sociale, rispetto per tutte le espressioni femminili. Così si radica la politica nella società, anziché farla diventare astratta, parlandosi addosso ed esaltandosi per qualche asilo nido in più».

Se volete leggerla tutta, la trovata qui.

FIGLI. Può bastare la qualità del rapporto oppure occorre tempo
FIGLI. Quantità o qualità del rapporto

Aggiungo io: di quoziente familiare (cioè, meno tasse per chi ha più figli) si parla solo prima delle elezioni poi basta.

Nostalgia. Nostalgia di partiti che nascono attorno ad un’idea ed esistono per creare le condizioni perchè quelle idee, quella visione del mondo, si realizzi.

E non è colpa del leaderismo (Obama è un leader che trasporta nel tessuto Usa le sue idee, a suo modo l’ha fatto pure Bush che certo di idee ne aveva pochine).

Quanto durerà ancora quest’era dei partiti costruiti sul nulla di chi li ha inventati? Che non ha disprezzo ma disinteresse per quella che un tempo era chiamata base programmatica.

Nostalgia di futuro, di temi nuovi, di qualcuno che si preoccupi delle mie cose (e delle vostre) laddove io (e voi  non possiamo arrivare.

Rosario Carello

6 commenti su “DIBATTITO. Le domande di una mamma”

  1. Ho una bambina, sono in attesa di un altro figlio, lavoro e ogni giorno sono pendolare. Che cosa potrebbe darmi la politica che non abbia? Un lavoro più vicino? Un marito più attento (o con un lavoro anche lui più vicino?). Non diamo alla politica responsabilità che non ha
    s

  2. Penso che se si vuole, si può conciliare faliglia e lavoro così come credo che non si può fare sempre e solo un discorso di quantità del tempo…vado con la mente a quelle donne, che sebbene laureate e casalinghe, si ritrovano figli che di fatto si rivelano non educati secondo le aspettative della famiglia di origine… Ritengo al tempo stesso però che le donne siano sempre più chiamate ad essere super mamme perchè è innegabile che la politica non si occupa dei problemi della famiglia nè si impegna nel progettare delle strategie di sostegno che siano vere e concretizzabili.

  3. Ho 4 figli. Io e mia moglie abbiamo fatto una scelta: una donna o lavora o pensa alla famiglia con una dedizione unica. Abbiamo deciso, per la seconda soluzione e, quindi, la professione di mia moglie è: casalinga, e i frutti ci sono anche se non mancano i sacrifici economici e gli impegni. Noi ci siamo chiesti: Maria Santissima, l’esempio di tutti i credenti, che lavoro faceva? Noi pensiamo che la politica giusta sia la valorizzazione della famiglia, cellula fondamentale della società, e la valorizzazione del lavoro della casalinga che non sia solamente l’obbligo, come è attualmente, di pagare l’INPS per l’assicurazione delle casalinghe.

  4. Non condivido il fatto che nel dibattito politico e sui mass media si ripeta sempre che le donne devono conciliare la loro carriera professionale con la cura della famiglia e l’educazione dei figli, mentre la stessa riflessione non viene fatta per gli uomini.

    Non credo che le donne abbiano maggiori obblighi rispetto agli uomini nei confronti della famiglia, dell’educazione dei figli e nella cura della casa.

  5. Utopia: crescere ed educare i figli dovrebbe essere un valore socialmente riconosciuto. Non nel senso che spetta alla società attraverso le sue istituzioni badare ai figli; al contrario nel senso che i padri e le madri dovrebbero avvertire il piacere di dedicarsi ai figli trovando estrema soddisfazione nel dedicare loro materialmente più tempo di quanto non si faccia oggigiorno. Sottolineo: ciò vale sia per gli uomini che per le donne.
    Al contrario si vive in una società dove il dedicarsi alla famiglia è visto come riduttivo e non pienamente realizzativo della personalità umana; e si badi che ciò avviene non , come si dice, perchè un uomo ed una donna devono trovare realizzazione in un lavoro (ossia nel fare qualcosa di utile per la società e per le altre persone). Non è il lavoro il vero valore socialmente riconosciuto; il vero valore riconosciuto ai tempi nostri è la carriera, ossia una versione competitiva del valore dove conta primeggiare sugli altri e guadaganre di più.E’ questo che deprime: vedere svalutati i valori della famiglia e della crescita ed educazione dei figli alla luce del valore carriera. Se quanto affermo non fosse vero, allora il dedicarsi (magari a tempo pieno) alla famiglia e ai figli non sarebbe una perdita di tempo e non provocherebbe frustrazioni ma la contrario estreme soddisfazioni.
    Vorrei scrivere ancora sull’argomento, ma è tardi, è pronta la cena. Vado a cenare con moglie e figlia, (e come al solito senza TV accesa) A presto

E tu che ne pensi?