CONTRO LA SATIRA? NO, CONTRO LA VITA

Qual è stata la terribile risposta della civile Francia, del civile Occidente, alla strage contro la Satira di Charlie Hebdo? Oltre alla retorica del “siamo tutti francesi” e del “non abbiamo paura”. E’ stato scendere in piazza con una matita in mano, simbolo, bla bla bla bla, di libertà e bla bla bla bla. Auguri!

Quelli ammazzano e noi andiamo in strada con i Simboli.

Michele Serra, un tempo geniale anticonformista (un tempo), ha detto che lui la matita la indosserà nel taschino, per i prossimi giorni. Addirittura!

Ecco, è chiaro che c’è una totale incapacità di fronteggiare questo nemico terribile: loro la violenza organizzata, noi le matite.

E’ un approccio debole, che arriva sempre dopo,

incapace non dico di prevedere (l’Intelligence comunque servirebbe a questo), ma almeno di prevenire. Le periferie che scoppiano, nel disinteresse; le Religioni trattate come fenomeno da baraccone (e qui anche Charlie Hebdo ha le sue responsabilità, nel grande circo dell’informazione di cui fa parte, anche se nel settore satira), sono segnali che vanno colti, atteggiamenti che vanno corretti, richiamano soluzioni che vanno cercate. Prima, non dopo la strage.

E la matita è un simbolo scemo, perché non hanno ucciso la libertà di stampa, ma donne e uomini, e non perché i terroristi non abbiano rispetto della stampa, ma perché non ne hanno della vita.

17 commenti su “CONTRO LA SATIRA? NO, CONTRO LA VITA”

  1. Caro Rosario ti seguo da tanto e continuerò a farlo!!! hai messo nero su bianco ciò che io ho pensato, in un mare di buonisti mi sentivo un po’ a disagio, quasi fuori luogo! grazie

  2. Io sono, come te, infastidita dalle immagini di Charlie Hebdo. La libertà non è questa.La libertà di espressione dovrebbe osservare un distacco prudente da ciò che per milioni di persone è un riferimento fondamentale nella vita.Io non sono credente ma bisogna essere coscienti che sulle religioni non è come fare satira politica. La religione è qualcosa di molto profondo. Detto questo ho l’impressione che l’attentato c’entri poco con la satira.

    1. Non voglio fare polemiche inutili, ma quindi mi sta dicendo che la libertà di pensiero e di espressione dovrebbe essere condizionata in base agli argomenti trattati? E’ come li scegliamo questi argomenti? Le faccio un parallelo: cosa avrebbe pensato se qualcuno avesse criticato Aldo Moro dopo che è stato ammazzato dalle brigate rosse, perché effettivamente certi discorsi che faceva potevano toccare molto il cuore di un comunista fanatico? Ultima cosa poi smetto e giuro che non disturberò più la vostra oasi papale: lei sa che il poliziotto che era di scorta al direttore del giornale, quello che è stato freddato sotto le telecamere per interderci, era mussulmano e non condivideva le idee espresse dal giornale? Ci vuole testa nelle cose, ci vuole rispetto per gli altri, ma questo non significa non poter esprimere le proprie opinioni.

  3. Il simbolo intelligente quale sarebbe? una granata nel taschino al posto della matita? un mitra a tracolla al posto della borsa?
    questo articolo è sicuramente più banale della matita nel taschino ma viva la libertà di espressione; viva la libertà di potere dire quello che si pensa, nel bene e nel male, senza che qualcuno ci spari tra gli occhi. perché alla fine che questo qualcuno sia contro la libertà di stampa o contro le banalità scritte in un articolo, la sostanza non cambia: in finale ci sarebbe un uomo morto, ucciso per imbavagliare la sua libertà di essere banale nello stentato tentativo di fare il baciapile

    1. Quant’è facile Paola prendere posizione brandendo una matita. È un simbolo bellissimo per i media, ma inutile. C’è bisogno di gesti veri: dialogo, amicizia. È il momento in cui le associazioni culturali, i movimenti politici, le singole persone devono cercare le comunità musulmane per parlare e conoscerti. Le granate, se vuole, le lascio a lei

      1. mmm quanti buoni propositi, mi faccia sapere quando comincia.
        nel frattempo quello che mi sembra trascurare è che la manifestazione in cui si brandisce una matita non è rivolta ai musulmani con i quali si può fare amicizia e dialogare (che, ci tengo a precisarlo, sono la stragrande maggioranza rispetto a quelli che imbracciano le armi con la stessa semplicità con cui si stappa una lattina di coca cola davanti alla tv) ma a quelli come i tre che chi la matita la brandiva quotidianamente l’ha ucciso.
        capisco che sia più facile fare il don Abbondio della situazione e mettersi al riparo dietro un atteggiamento che in parte condanna gli attentati ma in qualche modo giustifica gli attentatori facendo presente quando le irrispettose vignette di Charlie Hebdo abbiano provocato. insomma, un po’ se la sono andata a cercare come la donna che indossa una minigonna troppo corta e viene stuprata. in parte o in toto la colpa è sua e non dell’aggressore.
        a me sembra che andare in piazza a urlare ai “cattivi” la voglia di non soccombere davanti al terrore, agli attentati, alle minacce, il manifestare il rifiuto a un bavaglio e il lottare per la libertà di espressione anche quando può risultare sbagliata o antipatica o offensiva, sia più difficile che andare a fare amicizia con chi non ci farebbe del male. come dimostrano i bambini che fanno amicizia ogni giorno e con gran semplicità, anche con quei cattivoni dei musulmani.
        a me le granate non servono… delle granite magari, quando sarà più caldo.

          1. Non riesco a comprendere come sia così difficile comprendere il discorso di Rosario. È un punto di vista che a mio parere va messo in campo anche se può sembrare quasi dissacrante in questo momento di emozione collettiva, tuttavia è necessario se vogliamo trovare una strada giusta per affrontare quella che per me è una sfida di civiltà per tutta l’umanità.
            Si manifesti si continui a far satira e si difendano questi diritti ma in questa storia non dimentichiamo che c’è in ballo molto altro ancora della libertà di pensiero: la vita delle persone. E come per i 12 bravi vignettisti dobbiamo gridare con più forza e maggiormente per le migliaia di persone che sempre per mano di questi pazzi stanno perdendo la vita. 2000 persone in Nigeria in pochi minuti valgono meno dei 12 di Charlie Hebdo? Per carità lungi da me il fare classifiche su quale morte valga di più, certamente incosapevolmente rischiamo tutti di prestarci a far classifiche su quali vite valgano di più. Tristissimo…
            Non so se ho colto, bene ma credo che fra le righe Rosario certamente poteva alludere anche a questo.
            Paola non ti conosco non ti giudico, ma quello che scrivi, peraltro condivisibile e in alcuni punti credo dallo stesso Rosario, è altro rispetto ai contenuti dell’articolo.
            Nessuno mette in discussione la difesa della libertà di pensiero e tanto meno la condanna della barbarie omicida, certe cose vanno lette fra le righe… così come interpreteremmo una vignetta di Charlie Hebdo…
            il paragone con la minigonna e il violentatore lo trovo assolutamente fuoriluogo.
            C’è da ammettere la presenza di ipocrisia in questa certamente giusta solidarietà collettiva…
            facciamole tutte le considerazioni e con spirito critico anche se possono sembrare fuori dal coro!!
            Fino a qualche settimana fa lo stesso Charlie Hebdo è stato serenamente oggetto di critica da parte di insospettabili odierni manifestanti che gridano Je suis Charlie.
            Abbiamo tanto da capire ancora tutti quanti e se necessario anche da mettere in discussione.
            Vedremo il dopo manifestazione!! Mah…

  4. mi sono imbattuta in questo blog per caso…non sò nemmeno se lei è di destra o di sinistra (ma non m’importa!) ma condivido quello che lei ha scritto è un riassunto perfetto del mio pensiero! per me anche la manifestazione era da evitare…vorrei vedere se con un mitra puntato contro direbbero lo stesso ”non ho paura”! io ne ho e pure tanta…

  5. Come si fa a dire che non hanno “ucciso” la libertà di stampa o di pensiero? Se quelli di Charlie fossero un gruppo armato e si incazzassero a leggere quello che hai scritto tu? Intendo se venissero ad assassinarti non ti sentiresti un pò “morto” per quello che hai scritto o, prima ancora, almeno minacciato?

    1. “Un pò morto?”, ma che scrivi? Comunque non parlo di censure, chiusure o multe. Condanno l’attentato senza se e senza ma e critico le vignette. Si può fare? Grazie per il tuo intervento.

  6. e poi… esprimere una forte condanna verso la strage e poi dire che però è un giornale brutto che senso ha? e’ ovvio che sembra sottilmente giustificare l’aggressore per essere stato provocato. come voi vi sentite provocati da bravi cristiani dalle vignette in questione. perché non l’avete criticato prima il giornale? eravate liberi di farlo… e lo siete ancora, VOI almeno. perché di gusti si tratta. se io voglio farmi delle risate sulla religione non posso? non posso pensare che sia tutta una farsa e DIRLO anche se voi vi offendete? o devo tenermelo per me mentre ogni domenica devo sorbirmi la predica in TV di uno vestito di bianco senza poterci fare niente? non è invasione della mia libertà allora anche questa?

E tu che ne pensi?