Mons. Bregantini chiede a Monti un approccio etico

Riporto un’intervista che Francesco Anfossi di Famiglia Cristiana ha fatto a mons. Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione Lavoro della Cei.

Molti gli spunti interessanti. Su tutti ne segnalo uno, poi vi lascio alla lettura dell’intervista: «In politica  – dice mons. Bregantini – l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico».

Ovvero con quali occhiali il governo sta leggendo l’Italia, i suoi problemi, le possibili soluzioni e gli italiani?

Basta il solo approccio tecnico (tecnicismo) per risolvere i guai di una nazione, in un tempo complesso come quello che viviamo?

E tra le paludi di un dialogo senza fine, al decisionismo a volte irrispettoso delle persone, non c’è una via di mezzo?

Nel dialogo si parla anche di domeniche festive e CGIL.

Ecco l’intervista:

da www.famigliacristiana.it

Monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione Lavoro, giustizia e pace della Conferenza episcopale italiana, docente di Storia della Chiesa con una lunga esperienza di operaio in fabbrica negli anni della giovinezza, continua a porsi una domanda. “Con questa riforma la precarietà sarà vinta? O resteremo comunque in un clima di precarietà? O addirittura l’aumenteremo?”

– E ha trovato la risposta, monsignor Bregantini?

“Non entro tanto nel merito tecnico. Ma sulla questione in atto mi permetto di fare tre rilievi critici. Il primo è il dispiacere che provo nel vedere la Cgil lasciata fuori da questa riforma. Un fatto che viene quasi dato come scontato, quasi che il primo sindacato italiano per numero di iscritti non sia una cosa preziosa per una riforma del lavoro. Dietro questa fetta di sindacato c’è tutto un mondo importante, cruciale, da coinvolgere per camminare verso il futuro. Altrimenti c’è il rischio che questa parte sociale, con i suoi milioni di iscritti, resti disillusa, arrabbiata, ripiegata su atteggiamenti difensivi, su un passato che non c’è più. Lasciare fuori la Cgil sarebbe una perdita di speranza notevole, un grave errore”.

– Il secondo rilievo?

“Ci voleva un po’ più di tempo per mettere in atto una riforma così importante. Non era necessaria questa fretta così evidente. La questione è chiusa, è stato detto da parte del premier Mario Monti. Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, ovunque perché il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese. Ma c’è un terzo rilievo, forse il più importante e profondo”

– E quale?

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